Michele Simonetto (Author)
L’autore ha messo a fuoco un tema vasto, complesso, dai molteplici risvolti: lo studio delle accademie agrarie della Repubblica di Venezia. Alla metà del Settecento le accademie esistenti nella Repubblica di Venezia avevano un carattere quasi esclusivamente letterario; potevano vantare una lunga e illustre tradizione, ma si presentavano impermeabili alle nuove idee del secolo e incapaci di uscire dal chiuso di una gestione di un patrimonio culturale ormai anacronistico. L’impulso dato dal governo alla costituzione delle accademie agrarie venne attuato con difficoltà. Alcune accademie nacquero morte, altre conobbero fasi alterne, altre ancora scomparvero, molte non riuscirono comunque a radicarsi nelle realtà locali. Gli accademici non furono sempre agronomi scelti per la loro provata competenza, ma piuttosto personaggi locali che sapevano poco o nulla di agricoltura, e che nelle società agrarie entrarono grazie alla posizione occupata nella gerarchia sociale. Eppure i dibattiti e le figure che si muovevano all’interno di questo variegato mondo furono di grande interesse, sia dal punto di vista agronomico che dal punto di vista culturale. La discussione sull’istruzione agraria fu molto vivace, evidenziando il problema delle condizioni dei contadini. Che per ottenere un reale rinnovamento fosse necessaria una rivoluzione – o nelle forme di un intervento dello stato, o in quelle di un più vasto movimento sociale – era ormai un’esigenza sempre più condivisa fra gli intellettuali veneti. [Abstract translated by Google Translate: This is the abstract in English… The author has focused on a broad, complex theme with multiple implications: the study of the agrarian academies in the Republic of Venice. In the mid-eighteenth century the existing academies in the Republic had an almost exclusively literary character; they could boast a long and illustrious tradition, but they were impervious to the new ideas of the century and unable to get out from an already anachronistic cultural heritage. The impulse given by the government to the establishment of agricultural academies was implemented with difficulty. Some academies were born dead, others witnessed alternate phases, others disappeared, many still did not succeed in taking root in the local realities. The academics were not always agronomists chosen for their proven expertise, but rather local people who knew little or nothing about agriculture, and who entered the agrarian societies thanks to the position occupied in the social hierarchy. Yet the debates and the figures that moved within this variegated world were of great interest, both from the agronomic point of view and from the cultural point of view. The discussion on agricultural education was very lively, highlighting the problem of the farmers' conditions. In order to achieve a real renewal, a revolution was necessary - either in the form of a state intervention, or in those of a broader social movement. This became an increasingly shared awareness among Venetian intellectuals.]
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